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Processionaria e malattie del verde ornamentale: come prendersi cura dell’ambiente?

Le malattie del verde ornamentale rappresentano un vero e proprio pericolo per gli spazi pubblici: i parassiti, infatti, possono attaccare le piante e gli alberi fino a distruggerli.

Per evitare che ciò accada, chi si occupa del verde urbano può richiedere il supporto di esperti in pest management, come i professionisti dell’azienda A.C.R. I professionisti della disinfestazione sono in grado di risolvere con successo problematiche di vario tipo.

Ecco alcuni dei parassiti più comuni che rappresentano un pericolo per il verde ornamentale.

La cimice asiatica

La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è originaria della Cina, e introdotta in Europa attraverso gli scambi commerciali degli ultimi decenni. In Italia è stata rinvenuta nell’anno 2012 in Emilia-Romagna nei pressi di Modena.

Gli adulti sono marmorizzati con colore grigiastro- brunastro, hanno una lunghezza di 12-17 mm e presentano bande scure sul bordo esterno dell’addome.
In primavera fuoriescono dai ricoveri invernali e si portano sulla vegetazione, dove si nutrono e si accoppiano. Nel periodo da giugno ad agosto le femmine depongono da 50 a 150 uova a gruppi sul lato inferiore della foglia. Dalle uova, emergono le larve che attraversano cinque stadi e si nutrono di linfe vegetali. Da settembre gli adulti si aggregano e cercano crepe e fessure per lo svernamento.

Le piante ospiti comprendono 300 specie di piante; a cui appartengono diverse colture frutticole come melo, pero, prugno, pesco e albicocco ma anche mais, soia e fagiolo. Altre piante ospiti sono pomodoro, peperone, acero, rovere, rose e frassino.

La processionaria

La processionaria è un insetto che appartiene all’ordine dei Lepidotteri. Le larve di processionaria si nutrono delle parti verdi delle piante: questo comportamento causa un indebolimento della pianta stessa e può ostacolarne anche l’accrescimento. L’insetto rappresenta, al tempo stesso, un potenziale pericolo per l’uomo: i peli che ricoprono le larve, infatti, sono altamente urticanti e costituiscono una causa di allergia e di irritazioni cutanee.

Le infestazioni avvengono generalmente in maniera ciclica e vedono l’alternarsi di attacchi consistenti e periodi di relativa stabilità; la processionaria del pino e quella della quercia, inoltre, presentano diversi cicli biologici e devono essere trattate in maniera diversa.

In Italia sono principalmente due le specie che attaccano il verde urbano:

La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa)

La processionaria della quercia (Thaumetopoea processionea)

La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa)

La processionaria del pino, di dimensioni pari a 2,5 o 3 cm, presenta ali anteriori grigie con righe più scure e ali posteriori bianche con una sfumatura sul margine interno e una macchia scura su quello posteriore. Di giorno queste farfalle prediligono zone nascoste e in ombra, di conseguenza vengono notate con grande difficoltà.

Il ciclo della processionaria del pino è relativamente breve; dopo aver deposto le uova sugli aghi dei pini, durante i mesi primaverili, gli adulti muoiono in breve tempo. Dopo un mese, dalle uova si originano le larve, che nidificano per poi trascorrere la stagione invernale al riparo. È la primavera il periodo dell’anno durante il quale la processionaria attacca in maniera più consistente il verde; una volta raggiunto il terzo stadio, inoltre, le larve sviluppano i peli che risultano urticanti per l’uomo.

Raggiunta l’età adulta, infine, l’insetto entra nel terreno per formare il bozzolo e sfarfallare nel mese di luglio. Le larve di processionaria del pino formano dei nidi piuttosto visibili, grandi anche più di 10 cm e situati alle estremità dei rami; questo insetto predilige gli alberi isolati o, in ogni caso, i rami che sono ben esposti al sole.

La processionaria della quercia (Thaumetopoea processionea)

La processionaria della quercia presenta caratteristiche simili a quella del pino; una delle poche differenze è rappresentata dalla mancanza della macchia scura sul margine posteriore dell’ala.

Anche in questo caso gli adulti sfarfallano in estate, generalmente tra il mese di agosto e quello di settembre, e depongono le uova sulla corteccia, mimetizzandole il più possibile. Durante la primavera le larve costruiscono i nidi di forma cilindrica.

La raccolta andrebbe effettuata quando le larve sono quasi tutte all’interno del nido, dove si proteggono dal freddo. Oltre a contrastare l’invasione, è importante prevenire future infestazioni attraverso una migliore cura del verde. Per ottenere risultati soddisfacenti senza danneggiare in alcun modo l’ambiente e l’ecosistema, è opportuno affidare questa operazione a professionisti nel campo del pest control.

Il Bruco Americano (Hyphantria cunea)

Il Bruco Americano (Hyphantria cunea) è originario del Nord America ed è comparso in Ungheria nel 1940; nel 1984 ha fatto la sua comparsa in Italia, in alcune province della regione Emilia-Romagna, e da queste si è esteso rapidamente in quelle limitrofe e in altre regioni settentrionali.

Le specie più colpite e interessate dalla sua presenza sono gelso e acero, seguiti da noce, sambuco, salice, pioppo, platano, olmo, tiglio, albero di Giuda, interessando anche piante da frutto. Durante le prime fasi della loro vita vivono gregarie e tessono una tela sericea con la quale avvolgono un intero germoglio o gruppi di foglie, che poi divorano.

Quando hanno raggiunto la 5°- 6° età, le larve abbandonano i loro nidi e continuano a nutrirsi fino a completo sviluppo. Raggiunta la maturità, si rifugiano nelle anfrattuosità corticali, tra i detriti alla base del tronco o in altri ricoveri che trovano nell’ambiente circostante, per incrisalidarsi all’interno di un bozzolo formato in gran parte con le setole delle larve. Lo stadio di crisalide dura 10-15 giorni e i nuovi adulti compaiono a metà luglio.

In seguito all’accoppiamento e alla deposizione delle uova, tra la fine di luglio e la metà di agosto e dopo un periodo d’incubazione di una settimana, nascono le larve che si comportano come quelle della generazione precedente, ma i cui danni sono molto più evidenti. Durante il mese di settembre completano lo sviluppo, per poi incrisalidarsi negli stessi luoghi più sopra citati. Se l’autunno è caratterizzato da temperature elevate, ha inizio una terza generazione, ma le larve non riescono a completare lo sviluppo prima del sopraggiungere dei primi freddi, per cui muoiono.

Popillia japonica

Popillia japonica Newman (Coleoptera Rutelidae) è una specie originaria del Giappone. In Europa, era nota solo nelle Isole Azzurre (Portogallo), mentre non era presente in     Europa continentale prima del suo recente ritrovamento, nell’estate del 2014, in alcuni comuni della zona settentrionale della Valle del Ticino. Per gli ingenti danni economici che può provocare Popillia japonica è considerata dalla normativa fitosanitaria, un organismo nocivo.

 

La larva infesta i prati nutrendosi delle radici. Gli adulti sono polifagi e attaccano piante spontanee, di pieno campo, ornamentali e forestali determinando defogliazioni e distruzione della pianta e dei fiori.

 

Tra le più colpite si ricordano: acero, glicine, rosa, rovo, tiglio, olmo, mais, melo, pesco, soia e vite.

Gli adulti hanno una lunghezza media di circa 10 mm e sono verde metallico con riflessi bronzei sul dorso. Si contraddistinguono per 12 ciuffi di peli bianchi (5 ai lati dell’addome e 2 più ampi sulla parte terminale).

Gli adulti escono dal terreno tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. I maschi compaiono alcuni giorni prima delle femmine. Le femmine depongono le uova sotto il cotico erboso. L’insetto si muove prevalentemente in gruppi numerosi e l’epoca di maggior presenza degli adulti è attorno al mese di luglio.

Oltre al monitoraggio per la realizzazione di programmi di eradicazione e/o contenimento di Popillia japonica, sono previste misure fitosanitarie obbligatorie finalizzate ad impedire e/o ridurre la diffusione delle infestazioni di nuovi ambienti da parte degli adulti.

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